LA MOSCA OLEARIA

Coltura: 
Olivo
Argomento: 
Difesa

LA MOSCA DELL’OLIVO

 

La mosca olearia (Bactrocera oleae) è un dittero di circa 5 mm di lunghezza che si contraddistingue per il capo rossiccio e gli occhi verdi bluastri. (vedi foto)

 

E’ un pericoloso fitofago presente pressochè in tutti gli areali olivicoli, anche se predilige gli ambienti centro meridionali.

E’ maggiormente presente sull’areale costiero rispetto ad areali pedemontani, ad altitudini superiori ai 500 metri, soprattutto se si verificano in inverno nevicate e temperature basse.

Ciclo biologico

Il primo sfarfallamento degli adulti si ha in aprile; segue un periodo definito “bianco” in cui la mosca non è presente negli oliveti, dove ritorna a metà giugno.

La femmina ovidepone nei frutticini quando c’è la fase di indurimento del nòcciolo, generalmente, a seconda delle annate e delle varietà, da fine giugno- metà luglio. Normalmente viene deposto un uovo per frutto ma, in anni di forte infestazione, si possono vedere più uova e più larve all’interno di una stessa drupa.

La mosca dal momento che sfarfalla impiega circa 2 giorni per ovideporre, ma tale periodo può essere fortemente condizionato dalle alte temperature. Caratteristica e riconoscibile, anche se di dimensioni molto piccole, è la puntura; l’uovo è lungo meno di 1 mm ed è bianco translucido, non visibile a occhio nudo. Da ovideposizione a nuovo adulto intercorrono mediamente, a temperature medie di 24°C, tipiche delle nostre estati, un periodo variabile da 21 a 25 gg.  Con le temperature più fresche il ciclo di sviluppo si allunga fino a durare anche 120 giorni in inverno. Nel corso di una annata si susseguono più generazioni; nel nostro areale, da luglio a ottobre-novembre, in genere se ne susseguono tre o quattro. Nell’ultima generazione dell’annata la larva si impupa e sverna all’interno delle olive rimaste sulla pianta o cadute nel terreno.

 

Le condizioni favorevoli o contrarie alle infestazioni

  L’influenza del clima: i limiti temici per l’adulto sono da circa 9°C a 35°C al di sotto e al di sopra dei quali è inattivo. Il clima estivo, con temperature al di sopra dei 30°C e la scarsezza di precipitazioni, rallenta le ovideposizioni. Le fasi più sensibili alle alte temperature sono quelle di uova e larve di 1^ età dove la mortalità aumenta             progressivamente a partire da 30°C. Gli altri stadi di larve e pupe risentono delle temperature molto basse, mentre risentono meno del caldo una volta che sono ben protette all’interno della drupa.

Oltre alla temperatura è importante la presenza di acqua, piogge o irrigazione, anche in quantità minime.

La mosca olearia sverna come pupa sul terreno o su olive rimaste sull’albero. Per questo gli oliveti abbandonati sono una fonte di inoculo importante, come lo sono tutti i ripari all’interno di oleifici o altri magazzini, dove residuano olive con la pupa che in questi ambienti sopravvivono facilmente.

Tra i fattori avversi alla infestazione ci sono i parassiti della mosca olearia, in primis la lasioptera berlesiana,

   I parassiti: Lasioptera berlasiana (dittero cecidomide) il più diffuso nelle nostre zone. Parassitizza l’uovo, introducendo però all’interno della drupa un fungo, Camarosporium dalmaticum, che porta a marcescenza il frutto e provoca, purtroppo, un danno anche superiore a quello della mosca.  

   Altri parassiti della famiglia degli imenotteri calcidoidei (Euritoma martellii, Pnigalio agraules, Eupelmus urozonus, Cyrtoptys latipes, Baryscapus silvestriis) o un imenottero braconide (Psyttalia concolor) sono parassiti endo o ecto-larvali. Altri nemici della mosca sono alcuni coleotteri che d’inverno si cibano           delle pupe cadute nel terreno.

 

I danni

Sono particolarmente perché provocano perdite di prodotto e, soprattutto, perché dalle olive gravemente infestate si ricava un olio di pessima qualità, molto acido e con evidente difetto organolettico definito “verme” (un mix di muffa, riscaldo e rancido).

 

Monitoraggio e campionamento

 

Il monitoraggio va eseguito preferibilmente con l’ausilio delle trappole, cromotropiche (di colore giallo) innescate con il ferormone, che catturano sia maschi che femmine, , oppure con quelle innescate con feromone che catturano solo i maschi.

Ad aprile c’è lo sfarfallamento degli adulti che si può monitorare con le trappole per una prima valutazione sulla consistenza della popolazione.

Il monitoraggio fondamentale è quello a partire da metà giugno: in questo momento vanno installate le trappole, in numero di 2-3 per ettaro, o si cambiano base e ferormone se si sono installate le trappole in aprile. Si procede a un controllo a cadenza quanto meno settimanale, contando il numero di insetti catturati, dividendoli in maschi e femmine. I dati, che periodicamente vengono raccolti, servono solo per valutare la presenza della mosca, allo stadio di adulto, tracciare le curve di volo e, ultimo, avere una idea dell’entità della popolazione.

Ci sono dei modelli che utilizzano il numero di catture, unitamente a dati climatici, per prevedere una possibile infestazione.

Il monitoraggio in campo può essere fatto anche per valutare la presenza di punture sulle drupe, ed è molto importante saperle riconoscere.

 

Campionamento: per valutare l’effettivo livello di infestazione (uova, larve, pupa), risulta assolutamente necessario, almeno per zone e varietà omogenee, procedere al campionamento. 100 olive per ettaro prese a caso da diverse piante e in diversi punto della chioma, per poterle esaminare con il binoculare. E’possibile, infatti, che le trappole catturino molti adulti, ma le condizioni climatiche (alte temperature e carenza di acqua) non favoriscano l’ovideposizione e/o lo sviluppo della uova.

Importante è valutare l’infestazione già a livello della puntura, visibile ad occhio nudo.

 

La difesa

E’ importante ricordare che nel caso si adotti una tecnica di difesa di tipo larvicida la soglia di intervento è determinata nel 3-5% di infestazione attiva  (presenza di uova, larve di 1^ età vive e larve di 2^ età vive).  I principi attivi utilizzabili sono acetamiprid (al massimo due interventi anno) e flupyradifurone  (consentito al massimo per un intervento anno). Il primo appartiene alla famiglia chimica dei neonicotinoidi, selettivo su tutte le varietà di olivo e dotato di buona persistenza. La dose di impiego non deve essere inferiore a 1,5 lt/ha (pari a 75 gr. di sostanza attiva per ettaro) esistono in commercio diversi formulati  caratterizzati da un tempo di carenza diverso 21 o 7 giorni.  Se ne consiglia l’utilizzo come primo  intervento  in considerazione della sua capacità di colpire le larve nei primi stadi di sviluppo, prima che penetrino troppo in profondità nella drupa. Il flupyradifurone, invece appartiene alla famiglia chimica dei butenolidi  e presenta un buon effetto sistemico traslaminare  che gli consente di  aggredire le giovani larve di 1^ e 2^ età all’interno delle drupe. Presenta un tempo di carenza di 14 giorni. 

Tra le altre possibilità di difesa si segnalano le diverse trappole cosiddette “attract and kill”  (letteralmente attrai e uccidi) e la tecnica “spintorfly”. Entrambi sono metodi fondamentalmente preventivi e tendono a contenere le popolazioni del dittero nell’oliveto sin dalle prime generazioni consentendo una minore elasticità nella programmazione degli interventi rispetto al controllo chimico. Il primo metodo sfrutta uno o più metodi di attrazione (cromotropica, alimentare e sessuale) da soli o in combinazione tra loro ed eliminano gli insetti attratti con insetticidi, di cui la trappola è imbevuta. La durata del potere attrattivo è, generalmente, superiore al periodo di suscettibilità della drupa e vanno posizionati prima che esse diventino suscettibili e che gli adulti della mosca vengano rilevati nell’oliveto. Non sono influenzate da eventuali piogge dilavanti. In commercio ne esistono attivate con deltametrina o lambdacialotrina  ed il loro utilizzo, deve seguire le indicazioni delle società produttrici.

Spintorfly, invece, è un’esca attivata con spinosad che viene periodicamente distribuita in forma di grosse gocce direttamente sulle foglie in piccole quantità circa 4-5 litri di soluzione per ettaro. Esistono specifiche attrezzature per la sua distribuzione e risentono delle eventuali piogge dilavanti per cui dopo eventuali precipitazioni la somministrazione va ripetuta.         

In commercio sono registrate anche specifiche formulazioni a base del fungo entomopatogeno Beauveria bassiana che agisce come “repellente” nei confronti delle femmine che tendono a ridurre le ovideposizioni su drupe sulla cui superficie è presente il fungo.  

Infine si ricorda anche l’azione antidacica dei prodotti rameici che interferiscono sulla endosimbiosi che intercorre tra l’insetto e un particolare batterio  (Candidatus erwinia dacicola) che vive nella mosca e che viene trasferito all’uovo. Tale batterio se eliminato dai prodotti rameici renderebbe difficile lo sviluppo della larva.  I prodotti rameici, però, possono essere utilizzati tenendo in considerazione i limiti annuali di rame per ettaro (4 kg. di sostanza attiva per ettaro e  per anno). 

 

date: 
Giovedì, Luglio 14, 2022