La potatura secca dell'olivo

Coltura: 
Olivo
Argomento: 
Tecniche Agronomiche

LA POTATURA SECCA DELL’OLIVO

I principi generali di una corretta potatura possono essere riassunti nei seguenti orientamenti operativi :

  • regolarizzare la vegetazione e nel contempo favorire la fruttificazione
  • operare una pulizia delle parti danneggiate o eventualmente infette ( rogna dell’olivo)
  • predisporre eventuali tagli correttivi per il mantenimento della forma di allevamento
  • garantire una buona illuminazione dell’apparato fogliare

Per questo bisogna porre la massima attenzione, invitandovi a seguire alcune, regole di particolare importanza, che possono aiutarci a meglio indirizzare l’operazione di pota.

Ricordiamo ancora che la pianta va preliminarmente osservata e “capita” e solo successivamente si da inizio all’intervento cesorio.

 

  1. Riferimento generale per la potatura di piante

 

Raccomandiamo una potatura leggera con cadenza annuale, atta a garantire minori tagli, di piccolo spessore e di conseguenza una risposta della pianta meno vigorosa e disordinata.

 

1) Asportazione dei rami giovanili sterili

Questi sono rappresentati dai polloni  e dai succhioni . Entrambi formazioni  giovanili a legno, “maschi” che non fruttificano nel breve periodo ed hanno una attività prettamente vegetativa.

I polloni crescono nella zona basale e sono prontamente da asportare.

I succhioni si ritrovano vigorosi e dritti soprattutto a livello dell’impalcatura primaria (croce) sulla porzione dorsale delle branche e degli stessi rami .

Sono questi soprattutto causa di un forte affastellamento interno della pianta e sono da togliere in quanto sottraggono nutrimento e, per il loro veloce accrescimento, tendono a chiudere la pianta non garantendo il passaggio della luce e dell’aria.

Questa operazione appare di primaria importanza ed è da considerarsi intervento necessario.

 

2) Alleggerimento dei cimali

Tale operazione successiva alla precedente, deve garantire che la porzione alta della chioma sia leggera e non particolarmente ricca di rami di particolare vigoria. Ancor più se presenti rami a legno, questi devono essere assolutamente eliminati.

Infatti in questa zona della chioma devono essere ben distinguibili i cimali , proseguimento naturale delle branche primarie, ma il complesso vegetativo deve risultare leggero al fine di garantire una discesa abbondante della linfa elaborata nelle porzione medio - bassa della chioma, che deve essere più ricca di germogli a frutto ben nutriti.

 

3) Asportazione dei rami a frutto esauriti

Osservando attentamente la pianta, si potranno individuare giovani rametti provenienti da precedenti fruttificazioni che tendono a intristirsi e ad esaurirsi. Sono quei germogli che si posizionano nella parte bassa e più interna della cosiddetta “sottana” che rappresenta quell’insieme di abbondante vegetazione a frutto ricadente che riveste la porzione di chioma più bassa della pianta. L’alleggerimento di questa, operazione delicata, va effettuata tenendo conto della rotazione naturale della branca a frutto (foto d) che pone i germogli buoni per la fruttificazione dell’anno all’esterno e quelli già esauriti nella zona bassa ed interna.

 

b) Riferimento generale per la potatura di piante che potrebbero aver subito danni da gelo

 

Per quanto riguarda i danni da gelo, valutabili correttamente solo in prossimità della effettiva ripresa vegetativa, essi sono comunque dipendenti non solo dalle minime termiche registrate e dalla loro durata, ma anche da altri fattori quali l’esposizione e l’altitudine, la varietà, l’età della pianta e lo stato vegetativo e nutrizionale osservato al momento dell’evento dannoso.

 

In genere i danni da gelo interessano soprattutto le piante giovani che, con tessuti più teneri e meno lignificati, risultano più sensibili rispetto alle piante adulte.

 

Visivamente possono essere classificabili per gravità diversi stadi di danno per lesioni da gelo:

  • leggeri se riguardano solo le foglie che subiscono l’imbrunimento e la cascola,
  • media entità se ad essere colpiti sono anche i rami di 1-2 anni e/o le branche laterali fino alle secondarie con la presenza di piccole fessurazioni, torsioni o tacche necrotiche che interessano al massimo la zona della corteccia fino alla fascia floematica
  • gravi se le fessurazioni sono più marcate e riguardano le branche primarie e/ o il tronco andando ad interessare anche il cilindro legnoso centrale e la fascia xilematica.

 

Se le piante sono in un comprensorio dove si sono registrate temperature particolarmente basse, è bene aspettare che la pianta riprenda l’attività vegetativa in primavera, in maniera da valutare la risposta vegetativa e vedere dove e con quale intensità l’albero è in grado di vegetare. Tale indirizzo di comportamento agronomico è consigliato proprio per la difficoltà che si riscontra, in fase di una precoce valutazione, perché le necrosi dei vasi e delle suberificazioni profonde si producono solo secondariamente, e a volte anche in tempi diversi.

Potremmo dire che è la stessa pianta che riattivando l’attività fisiologica alla ripresa vegetativa, indica i punti di perdita di vigoria e di danno ai flussi linfatici.

 

Danni leggeri e medi: la potatura dev’essere fatta in maniera normale se la defogliazione è limitata. Se c’è molta defogliazione si devono diradare le ramificazioni defogliate in maniera più energica rispetto al normale. Asportare i rametti disseccati raccorciando le branchette fino ad arrivare a porzioni che presentano una buona emissione di nuovi germogli ( germogli di rinnovo, maschioncelli di 2-3 anni di età).

In caso di danni (fessurazioni poco profonde) sulle branche secondarie, su queste si operano dei richiami ( raccorciamento) atti a superare la zona danneggiata e a favorire un riscoppio vegetativo (succhioni) utilizzabili per la ricostituzione nel tempo della branchetta fruttifera.

date: 
Mercoledì, Marzo 31, 2021